giovedì 26 aprile 2007

Fantascienza sì, ma con due palle così


Qualche settimana fa si è conclusa in America la terza serie di Battlestar Galactica, rifacimento riveduto, corretto e migliorato della serie classica degli anni '70. Sì, quella con Sberla dell'A-Team nella parte di Starbuck.

Questo remake riprende i fondamentali della storia della serie originale, ma ne attualizza e stravolge molti elementi. Il più evidente è il fatto che Starbuck sia una donna (e che donna) nella nuova serie. All'inizio i puristi potranno storcere il naso, ma il fastidio passerà in fretta di fronte alla magnificenza del personaggio e della storia.

L'ultima puntata della terza serie è qualcosa di incredibile. Gli ultimi venti minuti li ho passati con una sacchetto di carta davanti alla bocca, iperventilando nel tentativo di assorbire i colpi di scena. È stata semplicemente fantastica.
E così lo è stata l'intera serie. Ricordo giusto uno o due episodi un po' deboli, ma il resto è stato puro piacere audiovisivo.

Gli autori di Battlestar Galactica hanno un talento particolare per cambiare la prospettiva della storia da una puntata all'altra, mescolando azione, indagine sociale (sotto questo punto di vista, da antologia le prime puntate della terza serie), romanticismo, rapporti interfamiliari e così via. Non c'è un singolo elemento che non funzioni o che stoni, tutti i personaggi hanno una propria dimensione e sono mai oscurati daglia altri. L'intero meccanismo è oliato e regolato alla perfezione. Ed è semplicemente impossibile non appassionarsi alla serie.

Fatevi un favore, recuperate la miniserie di sei episodi che fa da pilota, per così dire, e le tre serie uscite finora, non ve ne pentirete.

In intanto vado in stasi criogenica in attesa della quarta serie prevista negli Stati Uniti per il 2008. Arriverci. E ricordatevi di svegliarmi, non voglio fare la fine di Cartman.

2 commenti:

baskjev ha detto...

io avrei intitolato..
"con due tette cosi'

cmq

Unknown ha detto...

Mah, di figa ce n'è, non è che non, ma le tette non sono le prime cose che saltano all'occhio.