martedì 17 aprile 2007

L'uomo delle previsioni - The weather man

That was refreshing. I'm refreshed. I'm refreshing

A culo ho noleggiato questo piccolo grande film. Ben scritto, ben girato, ben recitato. Una commedia amara tutta giocata sulla triste vita privata di un mediocre personaggio pubblico in piena carriera.
Nicholas Cage è l’uomo delle previsione del tempo per una TV di Chicago. Niente di troppo faticoso, poi il ragazzo ha stile e un discreto successo. Però la sua vita privata è abbastanza a terra. Con la famiglia è un disastro e pure con il suo pubblico, che continuamente lo deride gettandogli addosso fast food… (e già questa cosa del fast food “volante” per me è geniale..) .

Se cercate una commediola seria dai toni divertenti, andate sul sicuro,
disponibile anche nelle peggiori videoteche della tua città

ps. Il film è scritto da Steve Conrad, poi sceneggiatore del film americano di Muccino…vedete un po' voi...

2 commenti:

McManus76 ha detto...

Gioiello.

Leda ha detto...

Cari ragazzi, sono pienamente d'accordo con voi! Ho visto questo film già un bel po' di tempo fa (ma quando era uscito? Mubble mubble...)e mi è piaciuto moltissimo: lineare, scorrevole, disegna in poche linee una vita che alla fine resta infilata nel cervello come qualcosa di assolutamente credibile, senza troppe morali e certamente rappresentativa. Fotografia di P. Papamichael gelida e impeccabile, tutta giocata sui toni intermedi, sul grigio plumbeo che ben si adatta al morale del protagonista, su di un’atmosfera variabile (sempre difficile da rendere, in senso luministico), proprio come il tempo. Un film sul senso del lavoro e di sé stessi nel proprio fare, alla ricerca di qualcosa che ci dia un’identità, nel tentativo di trovare un senso per la propria vita che socialmente viene legato molto spesso proprio alla professione, ma alla fine si è sempre in balia della propria vita, di quel che si trova, così come dell’instabilità del tempo. Perché nella maggior parte delle recensioni scrivono che la vita di David Spritz sta per cambiare? Secondo me il senso sta invece nell’impossibilità frequente di fare chissà che e di cambiare chissà quanto e nell’interrogarsi sul se valga la pena o meno di sbattersi per cambiare: resta sempre tutto da ponderare, sul piatto della bilancia direi. Il protagonista fa forse il punto della situazione a livello intimo e psicologico, ma non direi che cambia la propria vita. Un amaro in bocca ragionevole, verosimile, che non esclude un salutare punto di vista autoironico sull’esistenza.