martedì 3 luglio 2007

Politique des auteurs ou des producteurs?

Ricordo tempo fa un’appassionata discussione tra me e Baskjev sulle virtù del producer’s cut: l’occasione era ovviamente un qualche film di Spielberg presentato a Venezia che lui aveva visto e io no, forse Terminal (che tuttora non ho visto), ma comunque un qualsiasi film del regista che andava come di consueto avanti almeno di mezz’ora dopo che era stato raggiunto “il punto”, o comunque più di quanto uno spettatore seduto potesse sopportare senza rompersi i maroni. Al che “Ecco”, sbottava Baskjev, “per Spielberg ci vuole il producer’s cut, che è il produttore che gli dice ‘Steven, hai rotto i maroni, ti impongo un taglio perché non puoi andare avanti altre due ore e mezza’ e così il film diventa funzionale come ai bei tempi della Hollywood classica”.

Caso vuole che alla stessa edizione del festival (2004, credo) ci fosse anche Tarantino che presidiava un rassegnone sui filmacci italici anni ’70. I film li facevano a mezzanotte, e quelli che non riuscivano a infilarsi a bere birra gratis nelle feste private dove invece Baskjev sguazzava “come un prete in una scuola elementare”, ci andavano per fingere che il loro snobismo autoriale fosse superiore al richiamo della birra gratuita.

Io ovviamente ero lì (a vedere i filmacci, non alla festa), ed ebbi modo di assistere ad una proiezione di un film che amo particolarmente, Cannibal Holocaust, alla presenza di Tarantino, Dante, Deodato e tanti altri dropout come me. Durante il dibattito seguente alla proiezione il noto autore texano chiese per ben due volte a Deodato come aveva realizzato la suggestiva sequenza di evirazione: “Gosh, it… wow! It looks like real… I mean... Ouch!”, al punto che all’uscita un mio conoscente, che peraltro è una persona seria e si occupa di product placement per una nota casa di produzione, predisse che nel successivo film di Tarantino ci sarebbero state tante evirazioni. Eppure, come avrà notato chi ha visto Grindhouse, nulla di tutto ciò. Allora? Che ne è della politica degli autori? Ebbene, Tarantino ci dà la risposta in Hostel 2, dove, complice un cameo di Ruggero Deodato, impone la propria continuità autoriale al filmaccio del suo protetto (ecco il producer’s cut che vedete riprodotto nella foto): con un gesto zizekiano e klossowskiano, viene stabilito il primato della politique des producteurs su quella des auteurs. Baskjev, ancora una volta, era ahead of his times!

5 commenti:

baskjev ha detto...

e io che temevo di ottenere solo un riconoscimento postumo (come i veri geni)..

maso.c ha detto...

Cosa ne dite invece del'esatto opposto fatto dai fratelli Weinstein? Non accoriare, ma allungare, raddoppiare. mi spiego,

Grindhouse, è uscito in Us come film doppio con finti trailer e finte bobine mancanti (e veri salti narrativi). Qua invece ci ritroviamo un QT di quasi due ore. Non cè quello di rodriguez, nè i finti trailer splatter, zero rullo mancante.
Ma appunto solo QT con pellicola volutamente graffiata e rulli montati male (che messa così , fuori contesto, fa tanto effetto seppia dei filmati matrimoniali, cioè moolta tristezza..)
Mi pare appunto una sporca operazione di product placement, voluta, spero, solo dai produttori di grindhouse, ovvero: dato che in Us è andato male e dato che tarantino in europa tira più della gnocca, dividiamo questo progetto e distribuiamolo come due film...
uno di rodriguez (non so quaggiu quando esca) e uno del nostro beneamato QT.
E questo dopo un Kill bill nato come uno ma diviso in due perchè (parole dei weinstein): il girato è tutto tropppo bello per essere tagliato.

baskjev ha detto...

in effetti...c'hai anche ragione..

io cmq per legge taglierei tutti i film che superano le 2 ore.
belin..al giorno d'oggi anche il porno arriva a 3 passa ore...

Fra ha detto...

Beh, l'operazione dei Weinstein mi sembra assai comprensibile: di fronte alla perdita di 40 testoni in USA (25 incassati per 65 spesi) raddoppiare il prodotto per massimizzare le possibilità di profitto, Tarantino va a Cannes dove lo amano da 13 anni, Rodriguez a VE perché lì si sono ciucciati pure Once Upon a Time in Mexico (ma non è confermato). Peraltro ho visto anche l'edizione americana (si trova facilmente, ma si vede male): l'idea di partenza di riprodurre una finta serata in cine di provincia con trailer, pubblicità e rulli rovinati non è male, e ai più anzianotti può ricordare Ridere per ridere di Landis (tanti sketch che facevano da contorno a un implausibile lungometraggio, "A Fistful of Yen"). Ma l'effetto finale è che tutto il resto siano i possibili contenuti speciali del film di Tarantino. Che a me è anche piaciuto: stesso impianto di Kill Bill (due parti in cui avvengono più o meno le stesse cose, ma che sono di segno opposto), dura la metà e ci sono tante, ripeto tante cazzate in meno. Peccato però che si vedano solo una gamba tagliata e un copertone in faccia...

maso.c ha detto...

e gli americani si perdono pure il primo approccio di stuntman mike a rosario dawson... cavoli han speso 65 milioni di dollari? anzi, qua vociferano 100 milioni...