Mi sto ripassando un po' di Miike Takashi per un articolo.
Visitor Q, Big Bang Love Juvenile A, Audition, MDP Psycho...
Mi sembra che aldilà di qualsiasi questione concernente i contenuti, il discorso più interessante sia quello sul linguaggio. Miike marcia spedito verso una rarefazione assoluta delle sue narrazioni: usa l'equivalente cinematografico di una prosa letteraria composta da periodi brevi e ordinati e didascalie puntuali (didascalie vere e proprie intendo, che interrompono la storia), il tutto organizzato per capitoli compatti e coerenti.
Poi, per mischiare un po' le carte e quasi s'annoiasse del suo stesso mestiere (con tutto quel che gira è comprensibile), sottrae qua e là segmenti fondamentali per la comprensione della trama e ingarbuglia la consecutio (in Big Bang Love il procedimento è lampante).
L'altra cosa che mi sembra ormai acclarata (Visitor Q è al riguardo un manifesto a lettere lampeggianti) è che Miike è un terrificante moralista. Non un rivoluzionario distruttore ma il figlio ribelle, e tuttavia sentimentale, di una famiglia di conservatori. Il sistema lo fa a pezzi dal suo interno, e questo lo rende ben più pericoloso (ed efficace).
In ogni caso, e al di là di tanti sproloqui, Visitor Q e Audition sono due capolavorissimi. MDP Psycho una chiavica.
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