mercoledì 7 marzo 2007

La terra della marea




Tideland consente un grosso sospiro di sollievo a chi s'era indispettito per quell'inezia ultrabarocca dei Fratelli Grimm: Gilliam, a polsi slegati dai diktat dei Weinstein Bros, racconta ancora le sue fiabe che è un piacere.


Girato e impacchettato in un pugno di mesi, giusto a riempir lo stallo in cui versava l'altra e più onerosa produzione, in assoluta autonomia artistica, Tideland è un viaggio nelle fantasie di una bimba (Jodelle Ferland è prodigiosa) che si ritrova con entrambi i genitori morti d'overdose. Abbandonata in una baracca che affonda (letteralmente) tra infinite distese di granturco e affiancata da figuri variamente bizzarri (uno storpio epilettico e sognatore sfrenato, un'imbalsamatrice guercia e severa) s'aggrappa alla vita e alla propria assoluta libertà con disarmante serenità e ottimismo.


Ricolmo di segni che richiamano alla mente Io non ho paura di Salvatores, Tideland se ne distacca palese (oltre che per il non commensurabile talento immaginifico del suo autore) per l'impianto etico, tutto fuorchè manicheo: l'innocenza non va compianta, va temuta, pericolosa com'è. Rischia persino di far deragliare i treni.

1 commento:

Leda ha detto...

Mamma mia, devo correre a cercare questo film!!!
Dai fratelli Grimm infatti ero rimasta fortemente delusa (quasi inorridita direi, non mi è piaciuto, ma proprio per niente,ma da come ne hai descritto trama ed immagini questo film s'ha da vedere e subito!
Quella raccontata sembra la mia realtà quotidiana e poi mi interessa il punto di vista più verosimile sull'infanzia (da temere, certo...)
Dai che forse Gilliam si ripiglia!!