Ovvero, "del cinema di Pupi Avati". Visto ieri La cena per farli conoscere. Che non è un titolo ma una didascalia. C'è un attore di soap un po' vecchio e un po' triste e un po' fallito che si fa una plastica ma viene uno schifo. Allora comincia a chiamare le sue figlie sparse per il mondo (e avute da donne diverse) perchè è ancora più triste. Due gli vogliono bene e una no. C'è quella col cancro, quella col marito stronzo, quella con l'amante. Tutti quanti sono un po' tristi e un po' no. Però tutte e tre insieme organizzano una cena per fargli conoscere Francesca Neri. Allora lui è felice e riacquista un po' dignità. Poi muore, ma si capisce che muore felice.
Ovviamente ci sono un paio di sequenze in cui le sorelle piangono insieme su un divano.
Il cinema di Pupi Avati serve a niente ma fa sempre piacere.
Neanche tantissimo però.
E Violante Placido andrebbe ceduta in pasto a un branco di cinghiali selvatici.
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3 commenti:
Io ho l'idea che Pupi Avati abbia girato sempre lo stesso film.
In più, vorrei sapere se è riuscito finalmente ad ammosciare la dizione a tutti gli attori. Con Marcorè c'era riuscito appieno: il poveraccio parlava senza manco muovere le labbra, e secondo me non lo avresti sentito ad un metro. Recitazione intimista, va a sapere.
Solo con Abatantuono non c'è ancora riuscito, e ti credo.
mi vien da ringraziare per non averlo visto. Avati ha fatto anche grandi film (annianni fa), pero' ancora fa pienamente parte della mafia cinematografica romana che non molla l'osso, e ci tedia con questi drammoni casalinghi ... A morte il cinema di papa'!
Fratelli dite bene, dite davvero bene....
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