giovedì 8 marzo 2007

Sprazzi di futuro

Per chi non lo sapesse, in questi giorni a San Francisco è in corso la Game Developers Conference, manifestazione professionale dedicata ai videogiochi.
Questa fiera non è un trade show, quindi non ci sono donzelle in abiti discinti che "pubblicizzano" un gioco o un prodotto che ha vagamente a che fare con i viggì, ma è un luogo di ritrovo dove gli addetti ai lavori danno e ascoltano conferenze tenute dai loro colleghi su svariati argomenti.

Ma vediamo di cosa si è parlato a San Francisco.
Così come il punto focale di Web 2.0 è l'input dell'utente nella creazione di contenuti (YouTube, Wikipedia e simili), la stessa cosa sta accadendo nel mondo dei videogiochi. Il concetto di Game 3.0 è stato al centro del keynote di Phil Harrison. Game 3.0 è in pratica la versione videoludica del sopracitato Web 2.0: un'evoluzione del videogioco di cui il videogiocare non è solo più utente finale e, relativamente, passivo, ma diventa parte attiva nella creazione di contenuti.
Un assaggio delle potenzialità della comunità si era avuto già nella generazione precendente di console, soprattutto grazie a Microsoft e al suo servizio Xbox Live, ma è in questa generazione che i produttori di hardware hanno finalmente deciso di sfruttare al massimo le possibilità offerte dalle connesioni a banda larga.

Ed è in questo contesto che Sony ha presentato alla GDC la sua Home, la casa online di ogni possessore di una PlayStation 3, in pratica l'evoluzione della libreria virtuale immaginata da Crichton in Disclosure, con un tocco di Second Life. Qui i giocatori potranno incontrare altri giocatori con cui condividere contenuti, scambiare opinioni, giocare e via discorrendo. La rappresentazione di questa casa è estremamente realistica, e sarà possibile personalizzarla con arredamento e quant'altro, così come sarà possibile darà un'identità all'avatar che ci rappresenterà nel mondo virtuale.
Qui sotto trovate il trailer di Home.



Ma torniamo alla creazione e condivisione dei contenuti.
Sony ha anche presentato Little Big Planet, a prima vista un platform game con forti elementi cooperativi tra giocatori e una riproduzione della fisica particolarmente convicente. Qui sotto trovate l'ottimo trailer (menzione particolare per la colonna sonora composta da Go Team).



Little Big Planet offre una modalità di creazione di livelli di cui potete avere un assaggio nel video qui sotto.



Ma la cosa che interessa maggiormente è la modalità di condivisione dei livelli creati con gli altri giocatori. Video dimostrativo qui sotto.



Tutto questo sproloquio a che pro, vi starete chiedendo? Beh, sembra che anche i videogiochi, dopo televisione e internet, si siano accorti che dare al pubblico gli strumenti creativi è un ottimo modo per ottenere contenuti di qualità variabile a basso costo, con in più un ritorno pubblicitario e di immagine notevole.
Forse tutto questo contribuirà a far crescere il videogioco e a fargli perdere quell'immagine "anti-sociale" che si porta dietro si dagli anni '80.

2 commenti:

baskjev ha detto...

devo ammettere di aver abbanodato al lettura dopo il "nn ci sono donzelle in abiti discinti"...
a parte tutto.
interessante come l'idea del second life "funziona sempre di più"
e..sai che il wii ti consente di avere tutti i tuoi dati nel controller con il tuo avatar ecc.. e puoi andare a giocare da un tuo amico mantenendo il tuo personaggio, i tuoi scrore ecc.

il videogioco esce dall'antisocialità per costruirne una nuova, certo nn per abbracciare quella tradizionalmente intesa.
sta accadendo esattamente ciò che è accaduto negli anni '60s (più o meno, dai)
arrivo del moderno, dislocazione dei capitali e delle persone..da una parte un rifiuto totale da parte dell'intellighenzia dell'epoca.
poi dopo (con le nuove generazioni) si è avuta un altra tendenza: invece di rifiutare il moderno in toto ci si è adattati alle sue caratteristiche per creare nuovi tipi di community..
ma lo sai che è da heidegger che ci si lamenta della sparizione delle community e relazioni legate al territorio? al faccia a faccia?
dagli anni '60 si è ovviato con le comunità trans-nazionali (i movimenti artistici, le proteste ecc..) ed ecco ora che il territorio "personale" viene ricreato virtuale, il cerchio si chiude in qualche modo.

(riassunto: belin la tecnologia, ora invece di telefonare ci si può vedere faccia a faccia, anche per dire, tra masone e tiglieto)

Leda ha detto...

A parte le riflessioni interessantissime, il gioco sembra davvero un gran bello!! Soprattutto per quanto riguarda la grafica e come dicevate voi la fisica degli oggetti.
Che evoluzioni!!